La conchiglia, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un semplice rifugio, "una casa mobile", che il mollusco trasporta con sè, ma è un vero e proprio scheletro esterno (esoscheletro) che ha una funzione simile a quella delle nostra ossa, cioè dare consistenza ai tessuti molli del corpo.
Per questo un mollusco nasce e muore con la medesima conchiglia, senza la possibilità di cambiarla, ma solo di accrescerla in continuazione ed eventualmente di porre rimedio a piccole fratture e incisioni provocate da predatori.
Il processo di costituzione del guscio è piuttosto lungo e dipende direttamente dalla disponibilità di calcio presente nell'acqua.
Il gelo, il vento e la pioggia, resa acida dal biossido di carbonio contenuto nell'aria, svolgono un'azione erosiva sulle rocce e, attraverso le acque fluenti di torrenti e fiumi, riversano in mare i sali minerali da essi disgregati.
Per formare il suo nicchio, il mollusco sottrae il calcio, presente in mare in forma ionica, dall'acqua e, attraverso la circolazione sanguigna, lo invia al mantello e poi al liquido extrapalleale (che è contenuto tra il mantello stesso e la conchiglia). E' a questo punto che si formano i prismi di carbonato di calcio, cristallizzati in aragonite e calcite, che, "cementati" dalla conchiolina (una sostanza organica), si depositano sul margine della conchiglia accrescendola. La conchiglia è costituita da tre strati:
- il primo, più esterno, è il più vecchio, si chiama periostraco ed è formato da conchiolina.
- il secondo, intermedio, a carattere prismatico, si chiama ostraco ed è formato nella maniera sopra indicata.
- il terzo, più interno, si chiama ipostraco ed è madreperlaceo.